"1917-2017: Centenario della Rivoluzione russa” è stato il titolo del tema, organizzato dal  Circolo Culturale „L'Agorà”, dal quale è emerso un quadro di varie sfumature informative da parte degli intervenuti presenti alla conversazione storico-culturale organizzata dal sodalizio reggino. L'anniversario della rivoluzione dell'„Ottobre Rosso” rientra in un altro anniversario, quello della prima guerra mondiale, al quale il Circolo Culturale „L'Agorà” ha rivolto particolare attenzione a far data dal 2014, così come evidenziato nella parte introduttiva da parte di Gianni Aiello.
Il presidente del Circolo Culturale „L'Agorà” ha menzionato il ruolo della stampa italiana del periodo su ciò che avveniva nella città di Pietrogrado (l'attuale San Pietroburgo), ma anche di altri aspetti, come ad esempio le posizioni del movimento anarchico nei confronti della rivoluzione russa (1) e del corpo di spedizione italiano in Estremo Oriente per […] recuperare e rimpatriare tutti i prigionieri di guerra austroungarici di etnia italiana […] (2)
La parola è passata a Tatiana Potapova (giornalista free-lance) che ha evidenziato che quella rivoluzione cambiò per sempre la Russia ed il mondo e quel movimento rivoluzionario, con i relativi obiettivi che ebbe a realizzare, vide la nascita di una super potenza: l'URSS.
Nella prima parte sono stati analizzati alcuni aspetti del Regno dello zar Nicola II precedenti al periodo rivoluzionario:
1. La consistenza numerica della flotta aereo-navale;
2. La realizzazione di oltre 20 fabbriche di aerei:
3. 28.000 Km di linea ferrata;
4. La realtà della Borsa di San Pietroburgo che rivestiva un andamento superiore a quello di New York;
5. Nel 1914 la Russia era il Paese leader mondiale nell'esportazione di grano e di olio;
6. All'inizio della prima guerra mondiale la Russia disponeva di una riserva aurifera paro a 1.131 tonnellate;
7. L'imposta sul reddito era la pià bassa ed i salari dei lavoratori erano tra i più alti al mondo;
8. Nello stesso periodo il 75% dei contadini possedevano degli appezzamenti terrieri;
9. Venne avviato un processo di elettrificazione del vasto territorio prima dell'avvento dei bolscevichi.
L'attenzione della giornalista è stata poi rivolta alla figura dello zar Nicola II ed al suo acronimo "sanguinario" dovuto ad un triste episodo conosciuto come "Domenica di sangue" avvenuto a San Pietroburgo il 22 gennaio 1905 (9 gennaio del calendario giuliano) a seguito di una pacifica dimostrazione operaia, organizzata dal Pope Gapon,  che si era recata davanti al Palazzo d'Inverno per presentare una petizione allo zar Nicola II, sfociò in una strage.
Tatiana Potapova ricorda all'uditorio che documenti archivistici testimoniano che in quella occasione i lavoratori delle fabbriche vennero minacciati  dai rivoluzionari, che furono anche i primi a sparare sulle forze dell'ordine. A riguardo la grande guerra è stato evidenziato che ad ostilità iniziate la Russia venne invitata, visto anche la potenza del suo esercito, mentre gli Stati Uniti divennero i principali fornitori di mezzi, traendone un grosso profitto economico.
Ma altre interessanti informazioni sono state fornite dalla relatrice come ad esempio alcune circostanze che riguardavano proprio la Russia: mentre la Grande Guerra impazzava nel cuore dell'Europa e la Russia aveva quasi sconfitto la Germania, nella zona orientale si gettavano i semi per la Rivoluzione.
La domanda che viene indirizzata all'uditorio è la seguente: Come mai, nonostante le brillanti operanti nei confronti della Germania, l'esercito zarista è costretto a ritirarsi? Cosa successe? Sembrerebbe un forte attenzionamento nei confronti della Russia che se avesse ottenuto una vittoria nei confronti della Germania, l'Impero Russo sarebbe diventato ancora più forte, con il forte timore da parte di Francia, Inghilterra e Stati Uniti.
A seguito dei moti rivoluzionari, supportati dal sistema spionistico occidentale, si assiste al crollo dell'Impero Russo ed invece a seguito deglli esiti della Grande guerra il crollo degli Imperi Centrali e di quello Ottomano, andando così a mutare radicalmente gli assetti e le varie geografie dell'Europa.
È stato evidenziato anche il susseguirsi di diverse formazioni statali che sorsero sul territorio dell'ex Impero Russo con un dilagare di spargimento di sangue, violenza, brutale repressione degli avversari politici, precedenti quadri militari ed istituzionali e religiosi.
Le vittime della Guerra Civile in Russia, secondo gli storici si aggirano sui 10 milioni  di   persone, mentre oltre  2 milioni furono le persone che scelsero la via dell'esilio, mentre per quanto riguarda le perdite territoriali vi furono quelle della Finlandia, Polonia ed alcune regioni del Baltico, mentre le aree chiave del Paese rimasero sotto la nuova amministrazione sovietica.
Il presidente Vladimir Putin a riguardo Lenin ha affermato che lo stesso fu l'autore di una bomba ad orologeria che hanno determinato anche il crollo dell'Unione Sovietica che rappresenta la più grande catastrofe geopolitica del ventesimo  secolo ed ebbe a rappresentare un evento unico che cambiò la situazione geopolitica in tutto il mondo da un giorno all'altro.
Alla fine del mese di ottobre di questo 2017 - continua Tatiana Potapova - Putin ha inaugurato un memoriale per le vittime della repressione politica, affermando di voler  “tracciare una linea” sulle divisioni del passato. La Rivoluzione   è   “parte integrante e complessa della nostra storia”,  che deve essere “trattata con obiettività e rispetto”, ha dichiarato di recente Putin che da sempre oscilla, a livello ideologico, tra la Russia zarista,  di cui vanta la stabilità e  l’esaltazione dei valori tradizionali, e quella sovietica, di cui è figlio. La parola è passata a Giuseppe Zappavigna (Presidente del Centro studi ricerche e formazione „Francesco Misiano”) che nel corso del suo intervento ha ricordato la figura che da il nome all'Associazione da lui rappresentata.
Francesco Misiano nacque ad Ardore il 26 Giugno 1884.
Secondo di cinque figli, ancora in tenerissima età si trasferì a Palizzi con la madre, Carolina Zagarese, insegnante, e il padre Giuseppe, non vedente.
Dopo la licenza elementare, fu ammesso nel convitto francescano di Assisi, dove però  fu costretto ad interrompere gli studi per una lunga malattia. Solo in seguito riuscì a conseguire il diploma di ragioniere.
Nel 1907 fu assunto dalle Ferrovie dello Stato a Napoli, dove l’anno successivo aderì al Partito Socialista Italiano e si iscrisse al Sindacato di categoria, dando così il via al suo impegno politico e sindacale, assumendo in pochi mesi un ruolo rilevante nella politica napoletana e nella classe operaia locale.
Fu licenziato dalle Ferrovie per aver appoggiato, nel giugno del 1914, lo sciopero generale a sostegno delle vittime di Ancona della settimana rossa, tentando di bloccare la circolazione dei treni nel distretto napoletano.
Inviato a Torino a dirigere la sezione locale del Sindacato Ferrovieri, continuò la sua attività, condividendo le lotte del proletariato contro l’entrata in guerra dell’Italia, assumendo di fatto un ruolo importante nelle lotte di quel periodo.
Per la sua attività di pacifista ed antimilitarista, fu arrestato per essere stato tra gli organizzatori della manifestazione del 17 maggio 1915.
Dopo cinque mesi di carcere, nel marzo del 2016 fu chiamato alle armi ma il 13 maggio successivo, la notte prima di partire per il fronte, disertò e scappò a Zurigo.
Qui ebbe modo di conoscere i più noti rivoluzionari di tutta Europa, iniziando così un nuovo capitolo della sua avventurosa vita politica e non solo.
Nel 1916 fu chiamato a sostituire Angelica Balabanoff alla direzione del L’Avvenire dei lavoratori, avviando una campagna di espulsione delle frange riformiste del giornale, evidenziando così la netta contrarietà al conflitto e la difesa della neutralità, in linea con le risoluzioni assunte dalla conferenza di Zimmerwald del settembre del 1915.
Fu un quel periodo che avvenne l’incontro con Lenin, incontro che avrebbe condizionata tutta la sua vita.
Lenin infatti, ammirato da questo giovane così intraprendente, lo invitò a Mosca per occuparsi della propaganda in lingua italiana (tenne infatti numerose conferenze a Ginevra sulla situazione seguita alla rivoluzione bolscevica).
Nel novembre del 1918 decise di raggiungere Mosca, chiamato da Angelica Balabanoff per dirigere un giornale destinato ai volontari del corpo di spedizione italiano in Russia.
Nel suo girovagare per l’Europa, a Monaco di Baviera conobbe i dirigenti della Lega di Spartaco, mettendosi anche in contatto con i prigionieri italiani in attesa di rimpatrio.
Nel gennaio del 1919 fu coinvolto, a Berlino, nei moti spartachisti, ma fu catturato e condannato a dieci mesi di reclusione, ma fu quasi subito rimesso in libertà grazie all’interessamento del partito Socialista Italiano.
Nelle elezioni del novembre del 1919, il Partito Socialista lo candidò a Napoli e a Torino: eletto in entrambi i collegi, al suo rientro in Italia per la Circoscrizione torinese.
Fu tra i fondatori, insieme a Gramsci, Terracini e Burdiga, nel Congresso di Livorno del 1921, del Partito Comunista Italiano, che lo candidò nelle elezione politiche del mese di maggio dello stesso anno a Torino, dove con 52.893 preferenze risultò il più votato.
In questo periodo fu tra i protagonisti della vita politica italiana.
Oltre alla carica parlamentare, accettò anche quella di Segretario della camera del lavoro di Napoli, promuovendo il movimento contro il caroviveri e appoggiando l’occupazione delle fabbriche.
Molto importante è anche il suo impegno politico nel partito Comunista Italiano.
Iniziò a collaborare con il giornale di Burdiga, Il Soviet, cercando, con i suoi articoli, di trovare una linea di mediazione tra il progetto socialista e le indicazioni della III Internazionale, auspicando in Italia un partito “collegato alle masse, tatticamente flessibile e insieme espressione fedele della classe operaia”.
Per questa sua attività e per le sue idee, fu oggetto da parte del regime fascista di una campagna sistematica di persecuzioni e aggressioni per i suoi trascorsi di disertore.
Momento significativo di questa campagna persecutoria, è l’editto emanato nell’agosto del 1920 da Gabriele D’annunzio, con il quale ordinava la cattura del deputato Misiano, recatosi a Fiume per sobillare la popolazione, cui ha fatto seguito l’accusa di deputati fascisti e nazionalisti nella seduta del parlamento del 13 giugno 1921, tacciandolo violentemente di essere un traditore della patria, facendo seguire a queste accuse una aggressione durante la quale fu malmenato, trascinato per le vie di Roma e preso di mira in tutte le città dove si recava per la sua attività politica. 
Dopo aver partecipato a Piombino ad una manifestazione a favore della liberazione di Sacco e Vanzetti, e a Novi Ligure, per commemorare l’anniversario della rivoluzione russa, resosi conto che l’accanimento verso al sua persona non cessava, il 15 dicembre del 1921, si trasferì, con la moglie Maria e le due figlie Carolina e Ornella, a mosca, dove fissò la sua residenza.
E qui ha inizio la straordinaria vita di Francesco Misiano in quella città, con un ruolo importantissimo che è rimasto nella storia nel solo di quel paese.
Lavorò stabilmente, con l’appoggio anche del Comitato Centrale del partito Comunista d’Italia, come dirigente del SOI, Soccorso Operaio Internazionale, un organismo con sede a Berlino che agiva sul terreno dell’antifascismo e del solidarismo.
Ebbe così modo di conoscere, in questi suoi viaggi tra Mosca e Berlino, ma anche con spostamenti in altre città europee, i più importanti intellettuali di quel periodo.
In aggiunta alla sua attività politica, in quegli anni Misiano si cimentò in una nuova avventura, quella del cinema privato.
La svolta si ebbe nel 1924, quando Munzenberg gli affidò il compito di fondare a mosca uno studio di produzione cinematografica.
La società prese il nome di Mezrabpom e Misiano ne divenne il Presidente.
Fu l’inizio della cinematografia sovietica: furono realizzati 240 documentari e 160 film, alcuni dei quali sono ancora oggi considerati dei veri e propri capolavori.
Negli anni successivi gli avvenimenti politici ridussero notevolmente il margine di autonomia del lavoro di Misiano: il nuovo clima esistente in Unione Sovietica e la tensione tra l’indirizzo della III Internazionale e del Soccorso Operaio Internazionale fecero sì che la responsabilità politica di Misiano fosse accomunata a quella di un qualsiasi funzionario del settore cinematografico sovietico.
In questo contesto, il suo sforzo di conciliare i compiti assegnategli e il suo operato in campo culturale, sollevò fin dai primi anni alcune critiche. I rapporti con il gruppo dirigente del PCI furono caratterizzati da incomprensioni.
Misiano trovò ostacoli negli stessi ambienti socialdemocratici tedeschi, i quali nel 1928 decisero di avviare una inchiesta sul suo fervore rivoluzionario.
Ma anche nella sua Mosca le cose stavano cambiando: fu accusato di deviazionismo e di simpatie trotskiste.
In quel periodo (1934) incontrò a Mosca Corrado Alvaro, il quale nella sua opera “Quasi una vita” parla di Misiano  come “esempio eloquente dei segni che la caparbia lotta in nome delle’eguaglianza e del benessere sociale lasciò nell’animo ormai provato di un uomo irritato, che parlava un italiano ormai stinto, senza impasto, un modo convenzionale di esprimersi”.
Probabilmente evitò la prigione, perché il 18 agosto del 1936, morì in un sanatorio nei pressi di Mosca per il riacutizzarsi dei suoi disturbi epatici.
L’ultima parte della conversazione culturale ha visto gli interventi di Daniele Macris  (Liceo Classico „Maurolico”) e del giovane studioso Corrado Calabrò.
Il significato storico della rivoluzione di Ottobre è chiaro in ogni sua piega ed è stato oggetto di attente, accurate ricerche che , naturalmente, danno risultati non sempre concordi, ma, non per questo, meno interessanti.
Certamente le condizioni sociopolitiche della Russia zarista costituirono un elemento importante per la lenta conformazione di condizioni rivoluzionarie. Nella dialettica hegeliana e nell’attualizzazione marxista-leninista il momento della lotta riveste un significato differente e viene ad incarnare ora l’antitesi e ora la sintesi del divenire, prima triadico, poi circolare degli eventi storici.
Pertanto l’importanza della rivoluzione russa resta fondamentale nel mondo contemporaneo che, dinanzi all’organizzazione dei Soviet, fu costretto a pensare a misure innovative nel campo sociale, per evitare che le sirene del comunismo fossero allettanti per le masse proletarie del mondo industrializzato.
Dopo la prima guerra mondiale si intravedono due tendenze: la prima, di carattere socialdemocratico, la seconda totalitaria, comunque caratterizzate, in diverso grado, da sensibilità sociali.
Si può senz’altro affermare che alle origini del welfare state c’è stato un impulso comunista, che è stato recepito e sviluppato in modo autonomo dal capitalismo in fase espansiva.
Certamente il rapporto col trascendente è stato affrontato in modo eccessivamente radicale e dogmatico e non ha retto al tempo. Tuttavia, in un ambiente contraddistinto dalla tradizione ortodossa la dialettica Stato-Chiesa ha conosciuto momenti di tensione, ma anche di compattamento in chiave patriottica.
L’utopia della formazione dell’homo sovieticus ha permeato il progetto pedagogico, culturale e scientifico dell’Urss, contribuendo significativamente ad aspetti della contemporaneità, come importante è stato il contributo all’emancipazione femminile.
ShinyStat
25 novembre 2017
(1) F. BERTOLUCCI, „A Oriente sorge il sol dell'avvenire”. BFS, 2017
(2) L'Italia contro i bolscevichi”, in l'Espresso, 27 maggio 2014, E. EDALLO
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